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Più ascolto (e compro) Ben Harper più mi rendo conto che razza di grande artista sia. Musicista sopraffino, profondo conoscitore delle musiche afro americane e soprattutto artista curioso che non si pone limiti stilistici. Harper vive con orgoglio il suo essere nero americano, lo ha sempre fatto è credo che lo farà fino alla fine.
Ha attraversato il blues, il soul e il rock con perspicacia e astuzia quando necessaria; ma soprattutto con consapevolezza nei propri mezzi e nelle proprie conoscenze. E quando è stato necessario si è abbeverato alla fonte dei grandi. Come in questo suo approccio alla musica sacra afroamericana, il gospel. E' innegabile che l'incontra con i Blind Boys Of Alabama abbia fruttato due tra le prove più belle del nostro, questo album e "Live at the Apollo".
"There will be a light" si muove tra due cover, un traditional e brani a firma di Harper. E sono proprio i brani autografi a dare un'idea della spiritualità di questo artista, della sua dedizione e del suo approccio onesto verso il gospel. I brani di Harper sembrano senza tempo, e credo che molti potrebbero scambiare questi brani per traditional della musica afro americana. Non importa che in alcuni ci sia un aurea blues e in altri un'impronta decisamente più pop, a muovere questi pezzi c'è un qualcosa che non si era mai sentita nelle altre prove del nostro.
Merito senza dubbio della vicinanza di una istituzione come i Blind Boys, ma ci vuole un'anima per scrivere pezzi del genere.
Un album magistrale.
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Thomas
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Recensito negli Stati Uniti il 12 luglio 2022
