Il regista Peter Weir (Picnic ad Hanging Roc; L'attimo fuggente; The Truman Show, giusto per capire chi abbiamo davanti) in questo trhiller apocalittico e visionario riesce con rara raffinatezza a creare ambientazioni misteriose, in bilico tra il reale, l'onirico ed il magico, realizzando un film che certo non manca di stupire ed affascinare pur non essendo un capolavoro all'altezza di "Picnic ad Hanging Rock".
La trama è semplice e lineare; ciò è l'elemento caratterizzante del film.
L'acqua invece è l'elemento scelto attraverso il quale l'attuale ciclo avrà termine; elemento onnipresente. L'autentica protagonista? Forse. Fatto sta che è difficile che passi qualche sequenza senza che l'acqua, essenziale, rasserenante e dispensatrice di morte non faccia capolino.
A Weir non interessano le sistematiche distruzioni di mondi tanto care a Hollywood, bensì l'attesa che ciò avvenga. Sul volto del protagonista (scena finale) notiamo il formarsi di un'ombra, poi l'onda. Possiamo intuire che sia l'ombra dell'ultima onda, ma successivamente notiamo che essa svanisce dal volto dell'ottimo Chamberlain.
Un "disaster movie" senza disastro
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