Un'autobiografia straziante che narra l'esperienza di un giovane ebreo nei campi di concentramento nazisti durante l'Olocausto. Un racconto crudo e potente sulla perdita della fede, la disumanizzazione e la lotta per la sopravvivenza. Un'opera fondamentale per comprendere l'orrore della Shoah e per non dimenticare.
La Notte di Elie Wiesel non è solo un libro; è un'esperienza, un tuffo nell'orrore e nella disperazione dei campi di concentramento nazisti. Un racconto autobiografico che scuote profondamente, scritto con una potenza narrativa che lascia il lettore senza fiato. Attraverso le pagine di questo capolavoro, rivivremo l'orrore vissuto da un giovane Eliezer Wiesel, un ragazzo ebreo ortodosso deportato con la sua famiglia ad Auschwitz e Buchenwald durante il culmine dell'Olocausto (1944-1945).
In poco più di 100 pagine, Wiesel ci conduce in un viaggio infernale, descrivendo con cruda realtà la perdita della fede, la disumanizzazione, e la distruzione di ogni valore morale. L'orrore non è solo fisico, ma anche spirituale: la morte di Dio nell'anima di un bambino che assiste impotente alla barbarie umana. La narrazione frammentaria, carica di immagini forti e indimenticabili, ci fa sentire la fame, il freddo, la paura, la sofferenza fisica e morale dei deportati.
Un aspetto particolarmente toccante è l'inversione dei ruoli tra padre e figlio. Eliezer, ancora adolescente, si trova a dover badare al padre, sempre più debole e vulnerabile, fino alla sua tragica morte. Questo rapporto, profondamente segnato dalla sofferenza, ci mostra la fragilità dell'uomo di fronte all'orrore e la lotta per la sopravvivenza.
L'esperienza traumatica vissuta nei campi di concentramento ha lasciato un segno indelebile nell'anima di Wiesel, tanto da indurlo a tacere per dieci anni. Solo nel 1954, dopo aver scritto un manoscritto di 865 pagine in yiddish, ha trovato la forza di condividere la sua storia con il mondo. Grazie all'incoraggiamento di François Mauriac, il libro è stato pubblicato, inizialmente in francese, e poi tradotto in numerose lingue, diventando una testimonianza fondamentale per comprendere l'Olocausto.
Il romanzo è ambientato principalmente nei campi di concentramento di Auschwitz e Buchenwald, tra il 1944 e il 1945. Tuttavia, la narrazione inizia prima della deportazione, offrendo uno sguardo sulla vita della comunità ebraica di Sighet, in Transilvania, prima dell'orrore della guerra. L'ambientazione è descritta con dettagli minuziosi, che ci permettono di immaginare la vita quotidiana dei deportati e le condizioni disumane a cui erano sottoposti.
Il protagonista principale è Eliezer Wiesel, il giovane autore stesso. Altri personaggi importanti sono suo padre, Shlomo Wiesel, la cui figura rappresenta la fragilità e la dignità umana di fronte all'orrore, e numerosi altri deportati, ognuno con la propria storia e sofferenza.
La trama segue il percorso di Eliezer e della sua famiglia dalla deportazione alla liberazione di Buchenwald. Il racconto è una cronaca delle atrocità subite, della lotta per la sopravvivenza, della perdita della fede e della scoperta del male assoluto. Non è una trama nel senso tradizionale del termine, ma piuttosto una sequenza di eventi e riflessioni che ci conducono nel cuore dell'orrore.
Autore | Elie Wiesel |
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Titolo originale | ...און די וועלט האט געשוויגן... (Un di velt hot geschvign) |
Editore | Giuntina |
Lingua | Italiano |
Genere | Romanzo autobiografico |
Data di pubblicazione (edizione italiana) | 2007-12-01 |
Numero di pagine | 112 |
Formato | Paperback |
ISBN-10 | 888594311X |
ISBN-13 | 9788885943117 |
Traduzione | Daniel Vogelmann |
Prefazione | François Mauriac |
Temi | Olocausto, Shoah, campi di concentramento, Auschwitz, Buchenwald, fede, perdita, sopravvivenza, famiglia, rapporto padre-figlio |